Le Funzioni Esecutive (FE) sono definite come quelle abilità cognitive necessarie per programmare, mettere in atto e portare a termine con successo un comportamento finalizzato a uno scopo; includono quindi processi cognitivi e di autoregolazione che consentono il monitoraggio e il controllo di pensieri e azioni, quali l’inibizione, la pianificazione, la flessibilità attentiva, l’individuazione e correzione di errori, la resistenza alle interferenze.
Il DSM-V definisce le abilità esecutive come alla base della pianificazione, presa di decisioni, memoria di lavoro, risposta correttiva a un feedback di errore, abitudini predominanti, flessibilità mentale.
Le tre funzioni di base delle funzioni esecutive sono:
- shifting, la flessibilità cognitiva di passare da un’operazione mentale a un’altra controllando l’interferenza reciproca tra le due azioni;
- inhibition, abilità di controllare le risposte automatiche che interferiscono nel raggiungimento di uno scopo;
- updating, capacità di mantenere, aggiornare ed elaborare le informazioni a mente nel tempo utile alla risoluzione di un compito.
La sindrome disesecutiva colpisce per lo più i sistemi cognitivi legati alla programmazione, organizzazione, controllo comportamentale o flessibilità nell’adattarsi a situazioni nuove. Dunque un deficit relativo alle funzioni esecutive comporta una incapacità di inibizione di risposte automatiche che sono non pertinenti al compito, una difficoltà a pianificare con accuratezza i compiti e mantenere uno schema comportamentale inibendo qualsiasi tipo di interferenza e un deficit della memoria di lavoro che potrebbe ripercuotersi sull’attenzione.
Intervenire sulle Funzioni Esecutive significa lavorare con un insieme di capacità molto complesse che hanno ripercussioni sull’autonomia e sul funzionamento sociale del paziente.