La neuropsicologia clinica ha lo scopo di valutare e riabilitare, i deficit cognitivi (che riguardano la memoria, il linguaggio, l’attenzione, la percezione…) e le implicazioni di tipo psicologico, affettivo e di personalità conseguenti a patologie a carico del sistema nervoso centrale. Il livello delle funzioni cognitive superiori costituisce uno degli aspetti che più significativamente qualificano la qualità della vita di un individuo e dei suoi famigliari, ed i deficit a carattere patologico che investono tali funzioni vanno considerati come una delle forme più gravi e frequenti di handicap che interessano i cittadini delle società occidentali.
Un'accurata valutazione risulta indispensabile per una corretta diagnosi sul presunto stato patologico delle funzioni cognitive superiori.
Se accompagnata da altri strumenti diagnostici (valutazione psicopatologica, valutazione neurologica, anamnesi clinica e remota ed utilizzo di bioimmagini - tac, risonanza magnetica, eeg) la valutazione neuropsicologica può portare ad un'appropriata diagnosi differenziale dello stato di salute dell'utente. Tale diagnosi risulta determinante anche per un adeguato intervento terapeutico
La valutazione neuropsicologica risulta inoltre propedeutica alla stesura di un programma riabilitativo, qualora questo si riveli opportuno; la ripetizione periodica dei test risulterà infine necessaria per valutare il decorso della patologia, se di carattere progressivo, e l'efficacia dell'eventuale intervento riabilitativo.
La valutazione neuropsicologica assume inoltre valore in sede peritale di certificazione di danni cognitivi conseguenti ad esempio a situazioni di burnout, a incidenti stradali e per il rinnovo della patente di guida qualora ne venga fatta specifica richiesta dalla Commissione preposta.
La valutazione neuropsicologica avviene in uno o più incontri, a seconda delle necessità specifiche del soggetto, e si articola in:
- un momento iniziale di raccolta di informazioni anamnestiche, con un familiare e/o con l’utente stesso, relative sia al tipo di difficoltà insorte nel quotidiano (ad es. memoria, attenzione, linguaggio…) sia al funzionamento mentale pre-morboso.
- il testing con il singolo utente, che prevede la somministrazione di una batteria di test psicometrici con lo scopo di descrivere ed oggettivare l’attuale profilo di funzionamento cognitivo dell’individuo.
Attraverso questo approccio, viene valutata l’eventuale compromissione della funzionalità cognitiva presente in lesioni cerebrali acute/croniche e vengono raccolti dati utili per formulare una diagnosi differenziale, come ad esempio tra pseudo-demenza depressiva e decadimento cognitivo cronico-progressivo.
Conclusa la valutazione psicometrica, a distanza di pochi giorni segue una successiva fase di restituzione clinica mirata sia a fornire all’utente ed al familiare un quadro delle competenze cognitive integre e disfunzionali, sia a proporre un eventuale piano di intervento riabilitativo.
Va sottolineato che la riabilitazione cognitiva non si prefigge lo scopo di restituire al paziente la piena efficienza mentale esistente in passato ma mira invece ad ottimizzare le potenzialità cognitive residuanti, fornire delle strategie di compenso, rafforzare i processi mentali più deboli mediante una stimolazione specifica, oppure, nei casi di soggetti con patologie dementigene cronico-progressive, è finalizzata alla sollecitazione ed al potenziamento delle abilità di memoria residue.
Gli incontri di riabilitazione/riattivazione cognitiva hanno cadenza mono o bisettimanale, a seconda del piano di lavoro stilato con l’utente ed i familiari, della gravità del quadro e degli obiettivi condivisi.